Anche il Notaro ha provato l'ebbrezza di passare dall'altra parte della barricata |
Con l'avvento della gestione maxgiustiniana i veterani diventano "merce rara". Intendiamoci, facce ricorrenti sono sempre all'ordine del giorno, solo scordatevi i soggiorni centenari che marchiavano a fuoco le edizioni precedenti. Le prima edizione, (Con Bonolis al timone della conduzione, che tempi!) reclutava il concorrente tramite la divertentissima cernita basata sul quesito a risposta multipla. Argomento: il nostro bel Stivalone e tradizioni annesse. Era la premessa ghignosa per conoscere veri e propri stakanovisti dell'astensione da risposta.
La simpatica tradizione continua con Pupo.
Quando lo scettro passa a Flavio Insinna è subito rivoluzione. La consueta giostra del Trivial Pursuit italico viene abiurata a favore dell'elezione dettata dal volere divino del sorteggio. Pratica che resiste fino ai giorni nostri. Quanti fedelissimi paladini, scelti dal dio dei pacchi prestano servizio per 3-4 lune alla tavola rettangolare di Re Flavio! Alcuni provengono da un monastero benedettino creato dall'illustre penna di Umberto Eco, mentre un paio di graziose fanciulle, rispondenti al nome di Ivana Spagna e Valentina attirano su di loro lo sguardo trasognato del volgo maschile.
L'investitura di Max Giusti fa calare il sipario su quel magico proscenio. Sotto il suo regno i concorrenti più longevi, si contano sulle dita di una mano monca. In genere, scolpiscono il loro nome sulla lastra dell'immaginario collettivo, per periodi che non superano i 60-70 giorni di permanenza. Il "centenario" pare un evento da tramandare alle classiche calende greche. Ho detto pare.
Non date mai per spacciata l'eccezione che conferma la regola. Eccola farsi beffe di chi si arroga il diritto di spacciare luoghi comuni per verità. Per l'occasione si incarna (mica scema) nel visino dolce della lucana Maria Rosa.
E' l'alba di un giorno nuovo: la suddetta concorrente presterà servizio alla causa dei pacchi per oltre un trimestre. Non arriverà al fatidico centenario, ma non ce la sentiamo proprio di cercare il viscido pelo nell'uovo.
Scusate la deformazione professionale, siamo partigiani.
Quello che fa breccia nel nostro cuore di pietra è la propensione di Maria Rosa a rendere così trasparenti le (non) ragioni del sentimento. La sua emotività farebbe inorridire il lato vulcaniano del Signor Spock.
La vediamo alternare sorrisi disarmanti a occhioni gonfi di lacrime da quando la caducità autunnale è ancora lontana dalla staffetta con il generale Inverno.
Arriva Natale e Maria Rosa scende dalla slitta, agghindata come un simpatico vecchietto dispensatore di tanti bei regali. Noi ci asteniamo d'intonare il famosissimo jingle perchè catturati da un'emozione che va ben oltre la mera consuetudine delle convenzioni. Dalle nostre viscere erompe solo la nostra profonda ammirazione, riassumibile in quel dolce ritornello...
"Brava brava Mariarosa ogni cosa sai far tu qui la vita è sempre rosa solo quando ci sei tu!".
Arriva l'Epifania ma lei stavolta rifiuta di travestirsi. E come potremmo darle torto.
Comunque, per la bisogna c'è sempre Max, pronto a calarsi nei panni della sempiterna megera per celebrare come si conviene il giorno clou della Lotteria Italia.
Grazie del carbone!
Nemmeno l'apoteosi ludogodereccia del Carnevale riesce a distogliere Maria Rosa dai suoi adempimenti professionali al Tiburtina, cosa che invece riuscì nel caso di due rinomati campioni del passato al servizio della causa nerazzurra.
Poi, però, scatta qualcosa nella nostra veterana...
Una molla ribelle la mette sull'attenti, ma la causa non è il tenente dispotico che apostrofa il poveraccio col lusinghiero "Palla di lardo!". E' qualcosa che emerge progressivamente dalle profondità dell'animo...
Va bene la voglia di condividere con tanti colleghi di camerata quella fantastica trasvolata nei cieli stellati del Tiburtina, ma il richiamo della foresta degli affetti si fa sempre più forte. La voglia di riabbracciare il compagno, Massimo, e la figlioletta non può essere sacrificata ad infinitum sull'altare dell'ingordigia pacchista. Il paradisiaco sgabello può attendere, c'è ancora una vita là fuori, che merita di essere vissuta...
Per fortuna sua e nostra, dai cumulonembi dell'8 Marzo scendono quantità fitte di soffici fiocchi gialli.
Un manto candido di mimose la convince a ridiscutere il suo amabilissimo progetto di ritornare a casa.
C'è tanto affetto da ripagare anche in studio, tanti sogni cullati dietro la postazione lucana devono avverarsi e poi... I tuoi cari sono stati magicamente evocati dalla bacchetta del presentatore e adesso gremiscono quel divano amico, a cui puoi attingere calore ogni qualvolta tu lo necessiti.
La partita della nostra veteranissima comincia con i buoni auspici ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare blu del Dottore. Nel giro di poche chiamate la nostra prediletta fonde il tesoro di Fort Knox nella fornace della zella. Rimane ancora un premione a cinque stelle a solleticare le sue brame di vittoria. Motivo sufficiente per erigere un massiccio baluardo da cui rintuzzare colpo su colpo gli assalti della sfiga e sperare che la vedetta annunci l'arrivo dei rinforzi. La tattica sembra dare buoni frutti, ma un pizzico di presunzione da parte della stratega compromette il buon esito dell'operazione. Qualche reparto di cavalleria nitrisce all'orizzonte, ma Maria Rosa, sicura di poter contare sulle proprie forze, lo toglie dallo scacchiere.
"O le viene in soccorso un intero reggimento o mette il fuoco automatico e combatte in modalità Achille".
In nome di questo diktat auto imposto, rifiuta un paio d'offerte sugosissime come le linguine affogate nella salsa di acciughe e peperoni. Prelibate finche vuoi, ma forse un po' troppo pesantine per l'apparato digerente...
"Vanno su, vanno giù, vanno su, vanno giù: Che, fossero stati i peperoni?".
Scherzi gastrici a parte, questa è Maria Rosa.
Ora ti spara un sorriso di quelli che ti fanno alzar bandiera bianca, ora liquefa il rimmel con le sue pupille gravide di lacrime, ora mima un passerotto tenero tenero cinguettando su note un pelino stridule (sentire la vocina per credere), ma sempre di gorgheggi si tratta.
Non fatevi ingannare dalle apparenze. Protetto dallo scudo passeraceo, Achille continua la sua personalissima guerra contro il Dottore. Almeno fino a quando il poema epico glielo concede.
Sì, prima o poi arriverà quel giorno maledetto, o meglio (peggio), quel minuto nefasto in cui il Dottò dismettera gli abiti contemporanei per infilarsi nella luccicante armatura di Paride. E allora saranno cavoli acidi per il famoso Tallone, a tu tu con quel dardo sibilante scoccato da un cecchino infallibile...
Una frecciata che per Maria Rosa significa la lusinga traditrice del cambio pacco. Lei accetta sperando di trovare nel mucchio il premione ambito che ancora manca all'appello, invece...
Non c'è tempo di sorridere, ne tantomeno di piangere. Sul volto della veteranissima è stampata solo la disillusione, l'amara consapevolezza di chi ha avuto una grossa occasione. Adesso le tocca sgranocchiare un succulento, ma poco proficuo, frutto di mare.
Ps La mia memoria è ormai un scolapasta. Dopo tre mesi e mezzo di totale astinenza dai pacchi, molti dettagli liquidi di quella gloriosa puntata sono sgocciolati nella pentola dell'oblio. Chiedo scusa per eventuali sviste e mancanze (troppe), ma sentivo il bisogno di celebrare un pezzo di storia di Affari Tuoi.
Amen.
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